
Pulizia criogenica: come viene effettuata?
La pulizia criogenica è un metodo di lavaggio usato in ambito industriale che coniuga il principio dell’abrasione a quello, innovativo, del ghiaccio secco.
Nascita e sviluppo della pulizia criogenica
Questo sistema di pulizia nasce nel settore aeronautico che, per primo, si pose il problema di risolvere alcuni inconvenienti derivanti dalla tecnica di sabbiatura, metodo di lavaggio precedente a quello criogenico.
La sabbiatura impiega materiali abrasivi che, alla lunga, risultavano incompatibili con le delicate leghe metalliche.
Inoltre, l’accumulo dei residui granulari sia nei sistemi elettrici sia nei comparti meccanici, ne comprometteva il corretto funzionamento.
Fu così che, mantenendo fermo il sistema del getto meccanico, si sostituì la parte abrasiva con anidride carbonica congelata a -78°, disponibile in pellet della grandezza di 3 mm.
La pulizia criogenica si rivelò immediatamente efficace per l’indotto aeronautico, diffondendosi in tempi brevi in tutti i settori industriali e artigianali.
Come funziona la pulizia criogenica
La pulizia criogenica impiega l’aria compressa per proiettare il ghiaccio secco a una velocità prossima a quella del suono.
Con il termine ghiaccio secco si individua lo stato solido dell’anidride carbonica che, portata a pressione atmosferica, cristallizza.
A differenza della sabbiatura, il principio fisico che serve a eliminare le impurità non è l’abrasione, bensì la sublimazione.
Le molecole di sporco, a contatto con il ghiaccio secco, passano immediatamente allo stato aeriforme senza prima diventare liquide. Questo comporta un aumento di volume pari a 500 volte, potenziando l’effetto del gettito d’aria.
Infine, a causa della contrazione termica dovuta all’assorbimento del calore da parte del ghiaccio secco, lo sporco perde di adesione e si distacca facilmente dal materiale.
Come si realizza il ghiaccio secco
Per realizzare i pellet di ghiaccio secco si usa la Dry-Ice Box, una scatola che viene collegata direttamente alla bombola di anidride carbonica.
Queste bombole contengono CO2 in forma liquida perché l’anidride carbonica in forma gassosa è stata precedentemente sottoposta a una pressione di 200 bar.
Il liquido, passandro nella Dry-Ice Box, subisce un processo di sublimazione e, per espansione, diventa neve carbonica.
Da questo momento in poi, sarà necessario manipolare l’elemento così ottenuto con degli appositi guanti termici perché, con una temperatura che si aggira intorno ai 78° C, è in grado di provocare ustioni da freddo.
I macchinari impiegati nella pulizia criogenica
Per la pulizia criogenica vengono impiegate pulitrici speciali chiamate Dry-Ice Blaster che, a differenza di quelle usate per la sabbiatura, non solo consentono di controllare l’aria compressa ma permettono anche di calibrare la quantità di ghiaccio secco nell’aria.
Una Dry Ice Blaster consta di tre parti:
Nascita e sviluppo della pulizia criogenica
Questo sistema di pulizia nasce nel settore aeronautico che, per primo, si pose il problema di risolvere alcuni inconvenienti derivanti dalla tecnica di sabbiatura, metodo di lavaggio precedente a quello criogenico.
La sabbiatura impiega materiali abrasivi che, alla lunga, risultavano incompatibili con le delicate leghe metalliche.
Inoltre, l’accumulo dei residui granulari sia nei sistemi elettrici sia nei comparti meccanici, ne comprometteva il corretto funzionamento.
Fu così che, mantenendo fermo il sistema del getto meccanico, si sostituì la parte abrasiva con anidride carbonica congelata a -78°, disponibile in pellet della grandezza di 3 mm.
La pulizia criogenica si rivelò immediatamente efficace per l’indotto aeronautico, diffondendosi in tempi brevi in tutti i settori industriali e artigianali.
Come funziona la pulizia criogenica
La pulizia criogenica impiega l’aria compressa per proiettare il ghiaccio secco a una velocità prossima a quella del suono.
Con il termine ghiaccio secco si individua lo stato solido dell’anidride carbonica che, portata a pressione atmosferica, cristallizza.
A differenza della sabbiatura, il principio fisico che serve a eliminare le impurità non è l’abrasione, bensì la sublimazione.
Le molecole di sporco, a contatto con il ghiaccio secco, passano immediatamente allo stato aeriforme senza prima diventare liquide. Questo comporta un aumento di volume pari a 500 volte, potenziando l’effetto del gettito d’aria.
Infine, a causa della contrazione termica dovuta all’assorbimento del calore da parte del ghiaccio secco, lo sporco perde di adesione e si distacca facilmente dal materiale.
Come si realizza il ghiaccio secco
Per realizzare i pellet di ghiaccio secco si usa la Dry-Ice Box, una scatola che viene collegata direttamente alla bombola di anidride carbonica.
Queste bombole contengono CO2 in forma liquida perché l’anidride carbonica in forma gassosa è stata precedentemente sottoposta a una pressione di 200 bar.
Il liquido, passandro nella Dry-Ice Box, subisce un processo di sublimazione e, per espansione, diventa neve carbonica.
Da questo momento in poi, sarà necessario manipolare l’elemento così ottenuto con degli appositi guanti termici perché, con una temperatura che si aggira intorno ai 78° C, è in grado di provocare ustioni da freddo.
I macchinari impiegati nella pulizia criogenica
Per la pulizia criogenica vengono impiegate pulitrici speciali chiamate Dry-Ice Blaster che, a differenza di quelle usate per la sabbiatura, non solo consentono di controllare l’aria compressa ma permettono anche di calibrare la quantità di ghiaccio secco nell’aria.
Una Dry Ice Blaster consta di tre parti:
- valvole per la gestione dell’aria compressa;
- distributore di ghiaccio secco;
- lancia di pulizia.
- petrolchimico;
- farmaceutico;
- edilizio;
- zootecnico;
- editoriale.
- assicurare che il luogo in cui avviene la pulizia criogenica sia ben ventilato;
- sfruttare le bocchette di scarico in modo ottimale.
L’anidride carbonica, essendo più pesante dell’aria, tende a scendere e, pertanto, è necessario che i punti di scambio aerali siano collocati al livello del terreno.
In termini di sicurezza, il vantaggio della pulizia criogenica è quello di produrre una minore quantità di scorie, soprattutto perché non impiega sostante inquinanti quali sabbia, soda caustica, o diluenti e solventi di varia natura.
Infine, la pulitrice richiede una manutenzione del tutto eco-compatibile che può prevedere aspirazione o un modesto lavaggio.